Tra quindici anni rideremo degli smartphone.
E proveremo un sincero imbarazzo nell’ammettere: “Ebbene sì,
ne avevo uno anche io...”. Eppure oggi sembrano a tutti oggetti strafighi, il
top dell’high tech secondo i più. Alle soglie del 2013, la maggiorparte delle
persone pensa ancora che sia cool andersene in giro con un ingombrante parallelepipedo
tuttoschermo dall’autonomia non superiore alla giornata, e che per di più costa
un occhio della testa. Roba che vien voglia di tagliarsi le vene se capita
di perderlo. Gente che pensa che il paradigma always
connected voglia dire cazzeggiare su facebook a ogni ora e luogo. Gente che
pensa che la vera tecnologia sia quella che ti urla in faccia numeri altisonanti e inutili e non quella
che ti facilita la vita.
Già il nome smartphone, telefono intelligente, fa abbastanza
ridere. Dove sarebbe la presunta intelligenza di un prodotto che è solo un’accozzaglia
di tecnologie più disparate, dalle connessioni GSM e GPRS e EDGE e UMTS e HSDPA
e HSUPA e LTE e WiFi e Bluetooth al microbrowser ad hoc, dal navigatore GPS all’immancabile
foto-videocamera ad alta definizione, che succhia via corrente come un assetato
nel deserto del Gobi, il tutto pressato in un volume che viene strombazzato come
minimo ma in realtà non entra ormai più nella tasca dei pantaloni? E’ forse intelligente il principio “infiliamoci
dentro tutto il possibile,
così nessuno può lamentarsi”? Uno
smartphone è come un puzzle di Tetris pieno di buchi, una costruzione
Lego dove i mattoncini non combaciano ma fa spavento per quanto è grossa e
deforme. Uno smartphone è intelligente
come lo è una massaia che riempie il carrello della spesa di chili di pasta,
sughi, salse, dolciumi, surgelati, caviale, lardo di Colonnata, frittelle, patatine e snacks, quando bastava un semplice
brodino per far contenti marito e figli.
Sarà divertente, tra quindici anni, davanti ad una birra con
gli amici, ricordare la follia degli smartphone, del loro prezzo esagerato,
della schiavitù autoinflitta della ricarica quotidiana, del loro ingombro, della loro invadenza nella nostra vita, della loro palese inutilità nel novantanove percento dei casi. Tutto ci
sembrerà così naif e ridicolo, e ci chiederemo: “Ma davvero mi sono prestato a
tutto ciò?”.
Comunque, detto questo, per Natale mi compro un Nokia Lumia
920.
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