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mercoledì 13 febbraio 2013

Lo schiaffo al berlusconismo (che non c'è stato)



Cara Angela Bruno,
ma perché domenica scorsa, quando eri accanto a Berlusconi alla convention dei venditori di Green Power e lui si rivolgeva a te con doppi sensi da osteria, non gli hai mollato il bel ceffone che meritava? Uno schiaffo sul viso ultraceronato del presidente del PDL, magari accompagnato da un bel “Si vergogni, cafone!”. E’ da un paio di giorni che ci chiediamo cosa sarebbe successo se tu avessi agito così, d’impulso, come una signora per bene che vuol difendere la propria dignità di donna.
Per un istante neanche troppo breve l’ego del Berlusca sarebbe regredito a quello di un'ameba. Magari gli omoni della security avrebbero fatto un passo avanti,  Berlusconi sarebbe diventato rosso d’imbarazzo ma continuando a sfoggiare il solito sorriso di plastica avrebbe poi cercato di sdrammatizzare, “Ma su, come siamo permalose, io scherzavo...” avrebbe detto, o qualcosa del genere, e avrebbe subito cercato di cambiare argomento. Ma a quel punto l’attenzione della platea sarebbe ormai persa irrimediabilmente.
Quale credibilità e carisma volete che abbia, nell’italietta maschilista e retrograda, un leader che si fa prendere a schiaffi da una donna?
L’effetto domino che quel ceffone avrebbe avuto è semplicemente vertiginoso.   Il video avrebbe fatto presto il giro del mondo, e tu, cara Angela, saresti ora la donna più famosa del pianeta, oggetto di decine di strumentalizzazioni, dalla paladina neofemminista alla novella Robespierre. I giornalisti di destra avrebbero parlato di subdola emissaria della magistratura comunista, Rosy Bindi avrebbe ululato di gioia, la Carfagna sarebbe impazzita nel disperato tentativo di arrampicarsi sugli specchi e giustificare l’ingiustificabile.
Ma soprattutto, l’eco di quel ceffone ci avrebbe bruscamente svegliati dal sonno fase REM in cui siamo precipitati da quasi un ventennio. La sua devastante forza simbolica si sarebbe insinuata sottopelle per esplodere in nuove, drammatiche domande: ma come abbiamo fatto ad accettare tutto questo per vent’anni? Ma perché stiamo qui a farci imbonire da una classe politica fatta di vecchietti sessuomani dai capelli finiti, ballerine siliconate e nullafacenti e ladroni con la maschera da porco?
Solo un gesto spontaneo ha la forza di marchiarsi a fuoco nella coscienza collettiva, di svelare orizzonti che erano davanti al nostro naso da sempre, ma che ci ostinavamo a vedere offuscati da una cataratta immaginaria. Nella favola I vestiti nuovi dell’imperatore di Andersen, è la voce di un bimbo quella che svela la nudità del re, che lascia crollare l’incantesimo sulla folla. E che ora si domanda come mai è lì a celebrare la bellezza di un vestito che non esiste. E ne ride.
Ben più che qualsiasi show di Grillo, il ceffone al Berlusca ci avrebbe mostrato con la forza dell’evidenza come sia fragile l’impalcatura del potere, come sia ridicolo lasciare sminuire la nostra identità di popolo da un esercito di acrobati e girovaghi da circo. Il ceffone al Berlusca avrebbe generato presto una nuova, diffusa consapevolezza, che rapidamente ci avrebbe spinto a chiudere a chiave il berlusconismo nell’armadio del passato come si fa con il vestitino del carnevale che ora, da sobri, ci vergogniamo di avere indossato.
Ma purtroppo, cara Angela, quel ceffone non c’è stato. Hai invece addirittura dichiarato di essere onorata di sentirti dire «Ma lei viene? quante volte viene? Si giri. Si può fare ».  E ancora una volta non è cambiato nulla. Il re è nudo ma noi, con immutata e grottesca indolenza, ci ostiniamo a magnificare il tessuto purpureo del suo lungo mantello con strascico e  il disegno araldico dello stemma d’oro sul panciotto.

"La verità è come il vetro
è trasparente se non è appannato
ma per nascondere quello che c'è dietro
basta aprire bocca e dargli fiato"
(Simone Cristicchi)
  




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