Cara Angela Bruno,
ma perché domenica scorsa, quando eri accanto a Berlusconi alla
convention dei venditori di Green Power e lui si rivolgeva a te con doppi sensi
da osteria, non gli hai mollato il bel ceffone che meritava? Uno schiaffo sul
viso ultraceronato del presidente del PDL, magari accompagnato da un bel “Si
vergogni, cafone!”. E’ da un paio di giorni che ci chiediamo cosa sarebbe
successo se tu avessi agito così, d’impulso, come una signora per bene che vuol
difendere la propria dignità di donna.
Per un istante neanche troppo breve l’ego del Berlusca
sarebbe regredito a quello di un'ameba. Magari gli omoni della security
avrebbero fatto un passo avanti,
Berlusconi sarebbe diventato rosso d’imbarazzo ma continuando a
sfoggiare il solito sorriso di plastica avrebbe poi cercato di sdrammatizzare,
“Ma su, come siamo permalose, io scherzavo...” avrebbe detto, o qualcosa del
genere, e avrebbe subito cercato di cambiare argomento. Ma a quel punto l’attenzione
della platea sarebbe ormai persa irrimediabilmente.
Quale credibilità e carisma volete che abbia, nell’italietta
maschilista e retrograda, un leader che si fa prendere a schiaffi da una donna?
L’effetto domino che quel ceffone avrebbe avuto è
semplicemente vertiginoso. Il video avrebbe fatto presto il giro del
mondo, e tu, cara Angela, saresti ora la donna più famosa del pianeta, oggetto
di decine di strumentalizzazioni, dalla paladina neofemminista alla novella
Robespierre. I giornalisti di destra avrebbero parlato di subdola emissaria
della magistratura comunista, Rosy Bindi avrebbe ululato di gioia, la Carfagna
sarebbe impazzita nel disperato tentativo di arrampicarsi sugli specchi e
giustificare l’ingiustificabile.
Ma soprattutto, l’eco di quel ceffone ci avrebbe bruscamente
svegliati dal sonno fase REM in cui siamo precipitati da quasi un ventennio. La
sua devastante forza simbolica si sarebbe insinuata sottopelle per esplodere in
nuove, drammatiche domande: ma come abbiamo fatto ad accettare tutto questo per
vent’anni? Ma perché stiamo qui a farci imbonire da una classe politica fatta
di vecchietti sessuomani dai capelli finiti, ballerine siliconate e
nullafacenti e ladroni con la maschera da porco?
Solo un gesto spontaneo ha la forza di marchiarsi a fuoco nella coscienza collettiva, di svelare orizzonti che erano davanti al nostro
naso da sempre, ma che ci ostinavamo a vedere offuscati da una cataratta
immaginaria. Nella favola I vestiti nuovi dell’imperatore di Andersen, è la
voce di un bimbo quella che svela la nudità del re, che lascia crollare l’incantesimo
sulla folla. E che ora si domanda come mai è lì a celebrare la bellezza di un
vestito che non esiste. E ne ride.
Ben più che qualsiasi show di Grillo, il ceffone al
Berlusca ci avrebbe mostrato con la forza dell’evidenza come sia fragile l’impalcatura
del potere, come sia ridicolo lasciare sminuire la nostra identità di popolo da
un esercito di acrobati e girovaghi da circo. Il ceffone al Berlusca avrebbe
generato presto una nuova, diffusa consapevolezza, che rapidamente ci avrebbe
spinto a chiudere a chiave il berlusconismo nell’armadio del passato come si fa
con il vestitino del carnevale che ora, da sobri, ci vergogniamo di avere
indossato.
Ma purtroppo, cara Angela, quel ceffone non c’è stato. Hai
invece addirittura dichiarato di essere onorata di sentirti dire «Ma lei viene? quante volte viene? Si giri. Si può fare ». E ancora una volta non è cambiato nulla. Il re è nudo ma noi, con immutata e grottesca indolenza, ci ostiniamo a magnificare il tessuto
purpureo del suo lungo mantello con strascico e il disegno araldico dello stemma d’oro sul
panciotto.
"La verità è come il vetro
è trasparente se non è appannato
ma per nascondere quello che c'è dietro
basta aprire bocca e dargli fiato"
(Simone Cristicchi)
"La verità è come il vetro
è trasparente se non è appannato
ma per nascondere quello che c'è dietro
basta aprire bocca e dargli fiato"
(Simone Cristicchi)
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