Un bel libro è un libro che dispiace aver finito, insegna l’anziano
Harry Quebert, mostro sacro della letteratura americana, al giovane Marcus Goldberg,
talentuoso scrittore travolto dallo strepitoso successo della sua opera prima e
ora vittima del classico blocco da pagina bianca. Un’amicizia dal tono paterno
coltivata per oltre un decennio, da quando Marcus era alunno del grande Harry
Quebert all’Università di Burrows e il celebre scrittore ne aveva intuito lo
straordinario talento. Ma un giorno viene rinvenuto uno scheletro sepolto nei
pressi della villa di Harry Quebert, ad Aurora, nel New Hampshire; si tratta di
Nola Kellergan, una ragazzina di quindici anni scomparsa oltre trent’anni prima
e di cui non si era saputo più nulla. Harry viene accusato dell’omicidio della
ragazzina, con cui rivela di aver vissuto all’epoca un’intensa e struggente
storia d’amore che è anche stata ispirazione per la sua opera di maggior
successo, Le origini del male. Marcus, convinto dell’innocenza del suo mentore,
decide di indagare insieme alla polizia locale. E inizia finalmente a scrivere
la sua opera seconda, incentrata sul caso Quebert, allo scopo di difendere il
suo amico e riabilitarne la reputazione…
Molti dei best-seller di oggi sono carta straccia. Hanno un
successo tanto clamoroso quanto effimero, pilotato da scientifiche tecniche di
marketing, ma destinati però a finire nell’oblio più assoluto nel giro di pochi
mesi. Altri, invece, hanno le carte in regola per sedimentare nella memoria e diventare
i classici di domani. Crediamo
fermamente che La verità sul caso Harry Quebert appartenga alla seconda
categoria. Il libro del giovane Joel Dicker è non solo un giallo appassionante
e ricco di colpi di scena, concepito come un puzzle i cui elementi finiscono
per combaciare alla perfezione solo nell’ultimo capitolo, ma anche feuilleton,
romanzo di formazione e saggio di meta-scrittura. Uno stile di rara felicità
aneddotica quello dello scrittore svizzero, ricco di ironia più o meno sotterranea,
capace di disperdere una vicenda complessa in mille schegge narrative e di
rifluirle poi in un solido corpus centrale senza mai allentare la presa sul
lettore. Quasi ottocento pagine che inchiodano senza alcun cenno di stanchezza, per un romanzo
che è anche e soprattutto un caloroso inno al potere della letteratura (e dell’immaginazione
in senso lato) di plasmare e riscrivere le nostre vite.
Anche se crea dipendenza, leggetelo senza
troppa fretta, quaranta/cinquanta pagine al giorno e non di più. O ne
sentirete la mancanza troppo presto.
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