In una recente intervista il quasi ottantenne Paolo Villaggio ha dichiarato di non amare il suo personaggio più celebre, quel Fantozzi che a metà anni ’70 inventò un nuovo paradigma della commedia all’italiana. “Non mi ha mai fatto ridere”. E ha anche affermato che, con il senno di poi, eviterebbe di girare una serie di film “atroci” come I pompieri e Scuola di ladri.
Ci ha sempre colpito il divario tra il Villaggio-Fantozzi, straordinaria tragicomica rappresentazione di un’umanità mediocre disadattata e servile, e il Villaggio vero, intellettuale di rara lucidità e intelligenza, che non di rado si è espresso con sufficienza nei confronti della sua parallela attività di “clown”, dettata da motivi esclusivamente economici.
L’opinione della critica nei confronti dei film della serie di Fantozzi è ben nota: le prime due pellicole, firmate da Luciano Salce, sono geniali e al passo con i tempi, il terzo episodio è ancora un bel film, tutti gli altri sono solo minestra riscaldata. Negli anni ’80 la comicità di Villaggio, basata sull’iperbole e il masochismo più esasperato, degenera infatti in una stanca ripetizione di gag sempre uguali perdendo quasi del tutto la sua cattiveria sociale. Come se non bastasse, accanto ai film di Fantozzi saltano fuori una serie di epigoni in cui Villaggio ripropone la stessa comicità ormai stantia e senza la carica corrosiva di un tempo. Basti pensare a pellicole effettivamente fiacche come i vari Fracchia, o Le Comiche, o i già citati I pompieri e Scuola di ladri.
Tra i film della deprecata deriva fantozziana viene erroneamente incluso anche Ho vinto la lotteria di Capodanno, uscito nel dicembre del 1989. Erroneamente, appunto. Perché Ho vinto la lotteria di Capodanno è un film straordinario, e dispiace che una classificazione frettolosa e vittima di pregiudizio lo abbia ormai catalogato tra le opere trascurabili del grande attore genovese.
In questa pellicola Villaggio interpreta Paolo Ciottoli, un giornalista con tendenze suicide, che crede di dare una svolta alla sua vita quando scopre di essere il vincitore della lotteria di Capodanno. Ma prima di poter pagare i debiti accumulati in una vita di stenti, l’intero mobilio del suo appartamento viene pignorato. E con esso sparisce la macchina da scrivere in cui aveva nascosto il biglietto vincente. Da qui mille peripezie per cercare di tornare in possesso della sua ora preziosissima Taurus.
Un soggetto accattivante per un film comico, che il regista Neri Parenti porta avanti con una padronanza dei tempi e una ricchezza di situazioni irresistibili che riscatta in pieno le opache prove dei precedenti film con Villaggio. Su tutte, la scena in cui Ciottoli con un movimento maldestro scatena una reazione a catena che distrugge un’intera collezione di preziosissimi oggetti antichi è una perla del cinema comico, da fare invidia a qualsiasi film di Blake Edwards.
Paolo Ciottoli è il gemello sfortunato di Ugo Fantozzi, altrettanto disadattato e impacciato, vessato e umiliato dai colleghi giornalisti e con neanche un ragionier Filini come amico o una signora Pina come moglie. Al di là dei soliti capitomboli, porte in faccia e bottiglie in testa, Villaggio riesce a conferire un’umanità dignitosa e sofferta al suo umile travet. E convince la rappresentazione nazional-popolare del riscatto sociale, associato alla vittoria miliardaria. La scena in cui Ciottoli, dopo l’ennesima umilazione, confessa al suo capo di essere il vincitore della lotteria di Capodanno, distruggendo il suo ufficio e trasformando il disprezzo dei colleghi in incontrastata (e servile) ammirazione, è un altro pezzo forte del film, che regala un’acuta immagine dell’italietta da bere di fine anni ’80.
E come ogni grande film comico, Ho vinto la lotteria di Capodanno ha un finale amarissimo. I sogni di riscatto si scontrano con la durezza della realtà; ciò che resta sono due lacrime sul volto di Ciottoli e un impacciato ciao ciao.
Riscoprite questo film, senza pregiudizi. Ne vale la pena.
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