Colpisce questo video realizzato dai due giovani Stefano De Marco e Niccolò Falsetti, vincitore del concorso
Videominuto 2012. Una sorta di manifesto dei loro coetanei all’estero. Un
video da vedere due volte (la prima seguendo le immagini e la voce off, la
seconda leggendo le didascalie) per cogliere le due facce dell’italiano all’estero:
quella esteriore e spavalda di chi difende orgoglioso la sua scelta, e quella
più intima e sofferta di chi ne sente il disagio profondo. Nella brevissima
durata di un minuto ci si identifica con questo ragazzo in blusa e zainetto che si muove rapido in
una Londra grigia e asettica riflettendo su una vita da straniero a cui si è ormai abituato; ciò che gli resta dell’Italia sono “la nostalgia
del sole, delle campagne sterminate, dell’olio buono, del vino del contadino”, e le insegne delle
tante trattorie e gelaterie italiane dove il Belpaese è solo un marchio che
vende, una grande collezione di clichè. Forse un po’ troppo reazionario,
semplicistico e romantico. Ma scuote. E commuove, anche.
Pagine
martedì 30 ottobre 2012
lunedì 22 ottobre 2012
Roma acquario
Sono anni che, quando attraversiamo in autobus una città
immersa nella notte e resa viva dai lampioni e dalle luci al neon delle insegne
dei locali, ci troviamo senza volerlo a fischiettare il motivo musicale di Luce
dei miei occhi. Film di Giuseppe Piccioni, colonna sonora (ammaliante come
sempre) di Ludovico Einaudi.
Un film sbagliato forse, melomane, artificioso, retorico, ridondante,
addirittura iettatorio secondo Paolo Mereghetti. Ma ricco di suggestioni memorabili. Scene come
quella iniziale (vedi il video in basso), con il tassista Luigi Lo Cascio che attraversa
una Roma notturna e quasi irriconoscibile, ci sono entrate nel cuore.
Il taxi e la città. Il dentro e il fuori. La Roma bluastra e
taciturna di Giuseppe Piccioni non è una Roma da cartolina. Non ricorda quella caotica
e colorata di Fellini, nè quella borgatara di Pasolini e Citti, tantomeno la
Roma iperrealista e coatta di Verdone e colleghi.
E’ una Roma da fantascienza, con il taxi che diventa una
navicella spaziale in un pianeta sconosciuto, come quello visitato da Morgan, l’eroe
del protagonista.
Ma è anche una Roma acquario, dove poche anime silenti
sembrano fluttuare come pesci, e le
vetrate di ristoranti e autobus imprigionano la luce di lampade da tavolo e
illuminazioni stradali. Si può essere vicini alle vetrate di un acquario, lasciarsi
sedurre dai colori delle piante marine e dai movimenti sinuosi e lenti dei
pesci che lo abitano. Ma il più delle volte si resta spettatori: arrampicarsi
come folletti sulla barriera di vetro, prendere
un bel respiro e lanciarsi con un bel tuffo carpiato in quella vasca dall'interno così visibile eppur così misterioso non è, in molti casi, possible.
Il tassista Luigi Lo Cascio è lo spettatore della Roma
acquario: chiuso tra le pareti rassicuranti e mortifere del suo sottomarino-taxi, non avrà mai il coraggio di superarle. Non diventerà mai un pesce.
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