I chiacchieroni si ostinano a recitare il loro
monologo pomposo credendo che si tratti di un dialogo. Parlano quasi sempre di
loro stessi, a voce alta, ingigantendo meriti inesistenti o comunque modesti. Sono
poco curiosi degli altri, ragionano a pregiudizi e a partito preso. Non si
curano delle reazioni che possono suscitare, anzi, fanno facilmente i bastian
contrari, perché ciò attira l’attenzione, da’ sugo al monologo, imbellisce il loro
ego abbarbicato e fragile. Cercano di
illudersi di essere intelligentissimi, e che tutti abbiano da imparare da loro.
Spesso diventano grotteschi, fanno sorridere, sono persino simpatici se presi a
piccolissime dosi.
I chiacchierelli sono più subdoli. A differenza dei
chiacchieroni, parlano a voce bassa. Se sei al ristorante con loro, rischi di
confondere la loro voce con il rumore dei passi dei clienti, con il parlottare nei tavoli affianco. Le loro chiacchiere
sono un rumore di fondo imperituro e costante, che non cessa mai. E sono puro didascalismo; qualsiasi
cosa detta da un chiacchierello, potrebbe benissimo non essere detta. Il
chiacchierello è un paladino della banalità, è pura espressione della maggioranza
silenziosa, è la quintessenza del qualunquismo ricoperto da una patina di
riflessività fasulla. Il chiacchierello è affetto da un specie di fame sociale, non si accontenta di parlare con una sola persona se ce ne sono tante attorno,
vuole conoscere più gente possibile. E, soprattutto, vuole piacere a tutti i
costi: per questo il chiacchierello è solito adulare il prossimo, esaltarlo,
magnificarne le doti umane estetiche morali. Alle spalle, poi, può
tranquillamente parlarne male, se questo va più a genio di un altro
interlocutore. L’autostima del chiacchierello dipende esclusivamente dagli
altri: il chiacchierello adora lamentarsi, spesso si dichiara timido, stupido e brutto, sperando di sentirsi dire ma no, non è vero, e magari ricevere anche un complimento. Il chiacchierello vuole sapere gli affari di
tutti, con curiosità fuori luogo e quasi morbosa, per due motivi: per paragonare
l’esperienza degli altri all’esperienza propria, sperando ardentemente che nel confronto non abbia da perderci, e
per mantenere sempre inesauribile il repertorio di pettegolezzi che ne rappresenta la caratteristica
ontologica.
Cosa succede se un chiacchierone incontra un chiacchierello?
Naturalmente vanno subito d’accordo. Il chiacchierone si esibirà nel suo
monologo, il chiacchierello gli scondinzolerà intorno saltellando e scuotendo
le braccia ammirato e compiacente. Il chiacchierone si sentirà realizzato, e non
saprà mai che in sua assenza il chiacchierello lo sputtanerà senza remore se
ciò potrà servire a compiacere un altro interlocutore.
Chiacchieroni e chiacchierelli sono in fondo molto simili.
Hanno comportamenti differenti, ma con una radice comune: sono solo modi
diversi di reagire ad un Edipo irrisolto. Quello che sussurra loro di essere
ancora bambini capricciosi e viziati, che ingalluzzisce il loro ego precario, che gli ricorda quanto sono insicuri, che la
notte rende scomodi i cuscini.
Chi più chi meno, siamo tutti un po' chiacchieroni e/o chiacchierelli.
Alcuni lo sono un po' troppo.
Chi più chi meno, siamo tutti un po' chiacchieroni e/o chiacchierelli.
Alcuni lo sono un po' troppo.
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