L’Italia è una Repubblica televisiva fondata sull’ipocrisia,
le risse sotto i riflettori e il bisogno endemico di creare ovunque mafie e
parrocchie. Tutto ciò che non passa in tv non esiste. Non solo, tutto ciò che
non è spettacolo di grana grossa è roba da far sonnecchiare l’italiano medio: qualsiasi
dibattito su crisi economica, arretratezza istituzionale e problemi della
collettività degenera inevitabilmente nello scontro personale tra politici/showmen
dall'ego esorbitante e l’ansia perenne di mostrarsi più furbi dell’altro davanti alle telecamere.
Anche ieri, nella storica puntata di Servizio Pubblico con ospite Silvio Berlusconi, i problemi del paese reale (operai che non arrivano a fine mese, imprenditori costretti a chiudere baracca, impiegati trasferiti a seicento chilometri da casa) sono solo un pretesto lasciato presto cadere davanti ad uno squisito (e inutile) duello manicheista tra buoni e cattivi che ha sedotto e tenuto svegli fino a mezzanotte nove milioni di italiani.
Anche ieri, nella storica puntata di Servizio Pubblico con ospite Silvio Berlusconi, i problemi del paese reale (operai che non arrivano a fine mese, imprenditori costretti a chiudere baracca, impiegati trasferiti a seicento chilometri da casa) sono solo un pretesto lasciato presto cadere davanti ad uno squisito (e inutile) duello manicheista tra buoni e cattivi che ha sedotto e tenuto svegli fino a mezzanotte nove milioni di italiani.
Silvio Berlusconi – Sauron, il Signore del Male, che per la
prima volta si reca nel Palazzo del Bene per un duello in diretta con Santoro – Gandalf e il suo fido Travaglio –Frodo. In ballo, l’anello del Potere
Televisivo. Che nel caso di Berlusconi-Sauron gli permetterebbe di estendere di
nuovo il suo oscuro dominio sull’intero Paese. E lo spettacolo, divertente,
abilmente costruito in crescendo, ha confermato una vecchia verità delle
favole: i cattivi sono spesso assai più interessanti dei buoni.
Ecco qui brevemente le nostre pagelle.
Michele Santoro – 3
Fallisce miseramente la partita più importante. La sua
performance televisiva è un po’ come per Marcello Lippi il mondiale sudafricano.
Non azzecca una domanda, alza la voce fingendo di scandalizzarsi di cose che
conosce benissimo, si muove impacciato e nervoso, stuzzica Berlusconi con rimbrotti
alla Don Camillo e Peppone. Commette l’errore mortale di anteporre l’idiosincrasia
personale al dibattito (sia pur di facciata) su crisi e disoccupazione: il servizio
totalmente gratuito sul famoso episodio di Berlusconi che ignora la Merkel
mentre parla al telefono, è sicuramente il nadir della sua carriera. Che da
ieri sera ha forse iniziato una vertiginosa parabola discendente.
Marco Travaglio – 4
Mettere lui e
Berlusconi nella stessa arena è come far recitare Buster Keaton e Peter Sellers
sullo stesso palcoscenico: presi singolarmente fanno ridere entrambi, ma la
mimica gelida e lo humor a scoppio ritardato del primo vengono annientati dallo
stile debordante e pirotecnico dell’altro. Se la solita
solfa sui finti complotti dell’ex-premier è decisamente fiacca e risaputa, il monologo su ciò
che Berlusconi avrebbe potuto fare (e non ha fatto) in vent’anni di attività
politica non sarebbe neanche tanto male se la prestazione di Travaglio non si
fosse fermata alla solita scontata letterina e avesse –finalmente- rivolto
domande esplicite al suo nemico di una vita. Non era l’occasione che aspettava da sempre? E invece ha preferito
giocare di difensiva, con discreta codardia. Ma la cosa più televisivamente imperdonabile
è che ha ubbidito senza remore agli ordini sbruffoncelli del suo nemico come un
fido maggiordomo; “Resta seduto!” e lui lo fa, rimanendo in silenzio per venti
minuti nonostante sia in cattedra finché Santoro lo rispedisce a posto, “Alzati
da lì!” e lui lo fa, incapace di gestire la sua già debole presenza scenica.
Luisella Costamagna – 4
Fa solo una o due domande, fin troppo rigida e composta, non
ribatte, si eclissa e non parla più per tutta la serata, nonostante la regia continui
a regalarle generosi primi piani.
Giulia Innocenzi – 5½
Rigida e composta come la Costamagna, sfiora però la sufficienza perché a sorpresa è l’unica che
riesce ad essere incisiva quando per un minuto mette quasi in difficoltà il
Berlusca. La domanda sulla Bundes Bank che avrebbe ordinato di vendere i titoli
italiani è ben congegnata perchè consapevole della prevedibile risposta
negativa, a cui ribatte mostrando documenti ricevuti dalla Deutsche Bank.
Vauro – 6
Il migliore dei buoni. Efficace la sua uscita sul comunismo,
simpatiche le sue vignette su Monti che copia la barzelletta della mela a
Berlusconi mandandolo su tutte le furie, e ancora sul Professore che se la
spassa con una giovane prostituta affermando che è la nipote da Mubarak e la
polizia non ha nulla da aggiungere perché lui ha credibilità.
Silvio Berlusconi - 7
Il mattatore della serata. La repubblica televisiva è il suo
regno e lui non ha mai smesso di sguazzarci dentro come un pesce pagliaccio nel mar
dei Caraibi. Chi lo dava per bollito sbagliava alla grande: andare da Santoro è
stato un colpo di genio, che gli ha permesso di resuscitare dalle sue ceneri e
tornare agli antichi fasti. Padrone indiscusso della scena, sa come muoversi,
quando alzarsi e quando restare seduto, a differenza dei conduttori dilettanti.
Gagliardo, narcisista e sfrontato ma sempre con il sorriso appiccicato in
faccia mentre Santoro si strugge nella bile.
E’ un delinquente e ormai tutti lo sanno, ed è per questo che le
prediche di Travaglio e il fasullo strabuzzare gli occhi di Santoro non
funzionano più. Ma in televisione non lo batte nessuno. Abile nello sfruttare gli errori grossolani del conduttore e nel riproporre
con rinnovata energia le solite tragicomiche teorie del complotto, sbaglia solo
in alcuni sfoghi senili (“Il comunismo è la più grande ideologia criminale
della storia dell’umanità”), certi rimbrotti al conduttore- inutili visto che
si era già in vantaggio-, e soprattutto con il gesto osceno di pulire la sedia dov’era
seduto Travaglio, davvero troppo becero persino per lui. Ma la gente tornerà ad
amarlo e a cantare Meno male che Silvio c’è in piazza.
Ha dunque recuperato l’Anello del Potere Televisivo? Può
darsi.
Ma il Paese reale? Dov’è in tutto ciò?
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