Ok, Paolo Sorrentino non ha vinto premi a Cannes quest’anno. Non abbiamo ancora visto La grande bellezza, ma in fondo non ci sorprende che il presidente di giuria Steven Spielberg non si sia fatto contagiare dal fascino dell’unico film italiano in concorso. Spielberg e Sorrentino sono infatti due cineasti decisamente antitetici; il cinema del gigante hollywoodiano è ottimista, fanciullesco e irrazionale tanto quanto quello di Sorrentino è meditabondo, cupo e sottilmente nichilista. Eppure, a ben pensarci li accomuna la forza visionaria, il massimalismo espressivo, il talento di creare immagini assolutamente inedite, la capacità di dare forma ai sogni più audaci: Paolo Sorrentino rimane il più talentuoso dei cineasti di casa nostra, l’unico che possa essere accostato a nomi gloriosi del passato come Fellini, Antonioni o Ferreri senza urlare alla lesa maestà.
Lo vogliamo omaggiare con una scena de Il Divo, il miglior
film italiano del decennio scorso, premiato proprio a Cannes nel 2008. Ci riferiamo a quella che a nostro parere è la scena
migliore del film (inizia al minuto 1:15 nel video in basso): la passeggiata
notturna di Andreotti nella Roma deserta. Il Divo che cammina con andatura
compassata sul marciapiede, mentre la scorta lo segue silenziosa come il corteo
di un funerale con le auto dai lampeggianti blu. Il Divo si ferma per qualche
istante a leggere un’invettiva su di lui e Craxi scritta con la vernice sul
muro del palazzo adiacente. Il capo scorta fa un cenno al suo collega come a
chiedere il motivo di quella pausa, ma Andreotti riprende impassibile la
sua mesta passeggiata e l’intera scorta può rimettersi in moto, mentre la
musica di Teho Teardo che accompagna l’intera scena si arricchisce di un
coro polifonico. Una colonna sonora che ricorda atmosfere alla Nino Rota (Il
Padrino, per intenderci). C’è tutto in questa scena: l’impenetrabilità di un
personaggio che è anche l’impenetrabilità di una parte della nostra Storia
recente, il fascino senescente e dimesso di un Paese in declino, l’impalcatura
grottesca delle istituzioni. La Roma funerea di Sorrentino, illuminata solo da lampioni sfocati che sembrano sospesi in cielo come miraggi, è allo stesso
tempo la gloria e la tomba del nostro Paese bello e inutile.
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