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sabato 15 febbraio 2014

Il girotondo di 8½

Forse nessun altro film come di Federico Fellini è riuscito ad scavare tanto a fondo nella confusione dell'essere umano, perso nel suo andirivieni di pensieri tra sogno e memoria,  il bisogno di affetto e i vezzi megalomani,  i  tormentoni freudiani, il desiderio di fuga e il terrore della solitudine.
Come Marcello Mastroianni, ognuno di noi è il regista di un film di cui non conosce il copione. Timoroso delle aspettative del pubblico, insicuro nelle proprie ambizioni, capriccioso, spavaldo solo in apparenza,  in continua balia degli sbalzi d'umore. 
Eppure "la vita è bella, viviamola insieme", dice Marcello. La vita è un improvvisato girotondo sullo sfondo di una costruzione  che forse non sarà mai completa, che forse cadrà a pezzi. E come ogni girotondo, è destinata a non portarci da nessuna parte, ad estinguersi come le note del flauto del ragazzino con berretto da marinaio che, all'affievolirsi delle luci dei riflettori, esce pudicamente dalla scena.
Ma nel girotondo ci prendiamo per mano, scherziamo sull'improbabile bombetta dei clown, ridiamo e saltelliamo, trascinati dalla musica di Nino Rota che si imprime nel cuore e nella memoria.  Finché dura, si può essere felici.


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