Ma perchè non ci girano un film?
Lo scandalo che ha colpito il Partito degli Ignorantoni del Nord, che da presunti paladini di una rozza etica politica si sono improvvisamente rivelati fratelli più che legittimi della famigerata Roma ladrona (nonostante l’europarlamentare Borghezio, con il suo tipico aplomp british, inviti chiunque azzardi un simile paragone ad andare a prendersela nel c**o), è materia più che interessante per una grande commedia all’italiana. Titolo: naturalmente The family, come l’intestazione sulla cartella dei rimborsi elettorali gestiti dal buttafuori Belsito, in realtà destinati ai vizi privati della famiglia Bossi. E qualsiasi allusione alla tipica family mafiosa è piacevolmente non casuale. Lo vogliamo vedere, The family. Dunque, proviamo ad ipotizzarne il cast.
Renzo Bossi. Il ragazzo più disprezzato d’Italia. Il figlio di papà che ha fatto volare l’antimerito all’italiana a vette prima di allora solo immaginate. Gli italiani gli hanno pagato per due anni lo stipendio di consigliere regionale. Nonchè diploma, macchina e laurea imminente. Eppure, forse è persino sincero quando afferma di non sapere nulla dell’uso dei soldi della Lega. Nelle sua palese ottusaggine, semplicemente non si è mai posto il problema della provenienza del denaro. A interpretare un simile personaggio ci sarebbe voluto l’Alvaro Vitali dei tempi d’oro, quello di Pierino col fischio o senza fischio, per intenderci. Ma visto che l’Alvarone nazionale ha già raggiunto i sessanta, dovremo accontentarci di Vittorio Emanuele Propizio, abbastanza avvezzo ai ruoli di ragazzotto ricco e vanesio (vedi la sua interpretazione in Grande grosso e Verdone o nel cinepanettone Natale a Rio).
Umberto Bossi. Il grande capo, l’uomo che ha saputo dare un nome al rancore e alla rabbia autonomista nel Nord Italia delle urla e dei forconi. Il politico del fora da i ball e del tricolore come carta igienica. Ovvero, quando il populismo supera ogni confine del pudore. Come rendere lo shakespeariano conflitto interiore di un uomo che alza il dito medio mentre ascolta l’inno della Nazione di cui è Ministro? Ci vuole un attore di rango, senza dubbio. Abbiamo pensato allo svedese Max von Sidow, indimenticabile protagonista de Il settimo sigillo di Bergman, già avvezzo a produzioni italiane (ha recitato per Rosi, Argento e altri registi nostrani).
Manuela Marrone. Moglie di Umberto e baby pensionata dall’età di 39 anni. Un volto piuttosto anonimo che nasconderebbe il vero cervello pragmatico e politico della Lega. Il personaggio chiave del Cerchio Magico. Crediamo che un’attrice di solida esperienza teatrale come Monica Guerritore sappia rendere la complessità di questa donna discreta e spietata.
Rosi Mauro. La ciabattara del Senato. La donna in grado di trasformare una seduta parlamentare nella più caciarona delle riunioni condominiali. Avrebbe comperato diploma e laurea in Svizzera al suo amante gigolò Piero Moscagiuro, cantante di Kooly Noody. Superfluo aggiungere altro. Invece che un'attrice, per impersonarla sul grande schermo scegliamo una cantante: Loredana Bertè. E chiediamo al regista di optare per la Bertè più grintosa e scalmanata. Quella di Non sono una signora, per intenderci.
Francesco Belsito. L’unico buttafuori al mondo ad esser stato tesoriere di un partito al governo. E si son visti i risultati. Lui, però, la sua laurea non l’ha comprata: era semplicemente falsa. Crediamo che un giovane attore dal fisico massiccio come Nicola Nocella (visto e apprezzato ne Il figlio più piccolo di Avati) sia il più adatto ad interpretare questo omaccione dal viso persino simpatico. Previa rasatura completa.
Roberto Calderoli. L’ex ministro che ha definito porcata una legge da lui ideata. Quello che afferma che alcune etnie hanno una maggiore propensione a delinquere. Il fisico di Maurizio Mattioli ha innegabili affinità con quello flaccido e fuori forma di questo borioso panzone con una cassa di risonanza al posto del cervello. E vuoi mettere lo smacco di fare interpretare Calderoli da un attore che più romano non si può?
Roberto Castelli. L’ingegnere leghista che è stato Ministro della Giustizia (che c’azzecca? Mah...). Il frequentatore più assiduo dei salotti televisivi. Nonchè il più saccente, strafottente e odioso. La faccia che vorresti usare al posto del sacco della boxe. Antonio Catania, con occhiali e pettinatura appropriata, può somigliargli abbastanza. La versatilità dell’attore farà il resto.
Roberto Maroni. Il più pacato dei politici leghisti. Non dice neanche le parolacce. Ma il suo faccino umile da impiegatuccio tartassato dai superiori nasconde una perseveranza alla propria indole razzista a prova di Corte Europea dei Diritti Umani. Per interpretare questo personaggio discreto e inquietante scegliamo un attore dalle poche parole e la mimica alla Buster Keaton: Maurizio Nichetti.
E voi, avete suggerimenti migliori per il casting di The family?
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