Quella di Amarcord è una nebbia ventosa. Immobile eppur viva, segnata da un sibilo persistente e dalla sporadica comparsa delle foglie secche che l’attraversano come rondini in cerca del nido. Una nebbia impossibile, che avvolge placida il piazzale d’ingresso del Grand Hotel chiuso per l’autunno. Getti l’occhio sullo spioncino del pesante portone. E sogni la lunga scalinata in marmo di Carrara su cui non potrai mai salire, i paralumi in chiffon, le statue barocche e i divani rococò coperti da teli di lino.
Guardaaa...Belloooo....
La serenità di quell’atrio in chiaroscuro è così vicina, ma
inaccessibile. Due passettini ed ecco
che l’alito di quella nebbia impossibile comincia a cullarti. Le tue spalle
ondeggiano al suo soffio acuto e sottile. La tromba sognante di Nino Rota ti
punzecchia i piedi ironica e bonaria, e lasci che la nebbia e il vento guidino
la tua silenziosa danza.
Siamo tutti piccoli e soli in questa nebbia, immersi nel piacere
romantico del sogno. Eppure, se una folata improvvisa solleva il manto
biancastro come fosse il tendaggio di un sipario, ci accorgiamo di far parte di
una coreografia di anime solitarie e ondeggianti, all’inconsapevole ricerca di
un urto fortuito. C’è chi si illude di suonare il sassofono, chi abbraccia il suo
amore che non c’è, chi tira il petto in fuori spavaldo, chi molleggia i passi,
chi lascia che la sua smilza silhouette disegni una virgola scura su quel bianco alone.
Capita, di perdersi nella nebbia, tutti i giorni. Il placido danzare dei tuoi sogni che si sollevano dalla banalità del quotidiano e si librano leggeri come goccioline d’acqua sospese. Ma poi, purtroppo, tornano giù pesanti come foglie secche. Eppure non ti fermi. Non vedi nulla davanti a te ma continui a danzare. Aspettando la folata di vento che ti ricorderà di non essere solo.
Capita, di perdersi nella nebbia, tutti i giorni. Il placido danzare dei tuoi sogni che si sollevano dalla banalità del quotidiano e si librano leggeri come goccioline d’acqua sospese. Ma poi, purtroppo, tornano giù pesanti come foglie secche. Eppure non ti fermi. Non vedi nulla davanti a te ma continui a danzare. Aspettando la folata di vento che ti ricorderà di non essere solo.
Grazie, Federico Fellini.
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