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venerdì 11 gennaio 2013

Berlusconi vs. Santoro: le pagelle




L’Italia è una Repubblica televisiva fondata sull’ipocrisia, le risse sotto i riflettori e il bisogno endemico di creare ovunque mafie e parrocchie. Tutto ciò che non passa in tv non esiste. Non solo, tutto ciò che non è spettacolo di grana grossa è roba da far sonnecchiare l’italiano medio: qualsiasi dibattito su crisi economica, arretratezza istituzionale e problemi della collettività degenera inevitabilmente nello scontro personale tra politici/showmen dall'ego esorbitante e l’ansia perenne di mostrarsi più furbi dell’altro davanti alle telecamere.
Anche ieri, nella storica puntata di Servizio Pubblico con ospite Silvio Berlusconi, i problemi del paese reale (operai che non arrivano a fine mese, imprenditori costretti a chiudere baracca, impiegati trasferiti a seicento chilometri da casa) sono solo un pretesto lasciato presto cadere davanti ad uno squisito (e inutile) duello manicheista tra buoni e cattivi che ha sedotto e tenuto svegli fino a mezzanotte nove milioni di italiani.
Silvio Berlusconi – Sauron, il Signore del Male, che per la prima volta si reca nel Palazzo del Bene per un duello in diretta con Santoro – Gandalf e il suo fido Travaglio –Frodo. In ballo, l’anello del Potere Televisivo. Che nel caso di Berlusconi-Sauron gli permetterebbe di estendere di nuovo il suo oscuro dominio sull’intero Paese. E lo spettacolo, divertente, abilmente costruito in crescendo, ha confermato una vecchia verità delle favole: i cattivi sono spesso assai più interessanti dei buoni.
Ecco qui brevemente le nostre pagelle.

Michele Santoro – 3
Fallisce miseramente la partita più importante. La sua performance televisiva è un po’ come per Marcello Lippi il mondiale sudafricano. Non azzecca una domanda, alza la voce fingendo di scandalizzarsi di cose che conosce benissimo, si muove impacciato e nervoso, stuzzica Berlusconi con rimbrotti alla Don Camillo e Peppone. Commette l’errore mortale di anteporre l’idiosincrasia personale al dibattito (sia pur di facciata) su crisi e disoccupazione: il servizio totalmente gratuito sul famoso episodio di Berlusconi che ignora la Merkel mentre parla al telefono, è sicuramente il nadir della sua carriera. Che da ieri sera ha forse iniziato una vertiginosa parabola discendente.

Marco Travaglio – 4
Mettere lui e Berlusconi nella stessa arena è come far recitare Buster Keaton e Peter Sellers sullo stesso palcoscenico: presi singolarmente fanno ridere entrambi, ma la mimica gelida e lo humor a scoppio ritardato del primo vengono annientati dallo stile debordante e pirotecnico dell’altro. Se la solita solfa sui finti complotti dell’ex-premier è decisamente fiacca e risaputa, il monologo su ciò che Berlusconi avrebbe potuto fare (e non ha fatto) in vent’anni di attività politica non sarebbe neanche tanto male se la prestazione di Travaglio non si fosse fermata alla solita scontata letterina e avesse –finalmente- rivolto domande esplicite al suo nemico di una vita. Non era l’occasione che aspettava da sempre?  E invece ha preferito giocare di difensiva, con discreta codardia. Ma la cosa più televisivamente imperdonabile è che ha ubbidito senza remore agli ordini sbruffoncelli del suo nemico come un fido maggiordomo; “Resta seduto!” e lui lo fa, rimanendo in silenzio per venti minuti nonostante sia in cattedra finché Santoro lo rispedisce a posto, “Alzati da lì!” e lui lo fa, incapace di gestire la sua già debole presenza scenica.

Luisella Costamagna – 4
Fa solo una o due domande, fin troppo rigida e composta, non ribatte, si eclissa e non parla più per tutta la serata, nonostante la regia continui a regalarle generosi primi piani.

Giulia Innocenzi – 5½
Rigida e composta come la Costamagna, sfiora però  la sufficienza perché a sorpresa è l’unica che riesce ad essere incisiva quando per un minuto mette quasi in difficoltà il Berlusca. La domanda sulla Bundes Bank che avrebbe ordinato di vendere i titoli italiani è ben congegnata perchè consapevole della prevedibile risposta negativa, a cui ribatte mostrando documenti ricevuti dalla Deutsche Bank.

Vauro – 6
Il migliore dei buoni. Efficace la sua uscita sul comunismo, simpatiche le sue vignette su Monti che copia la barzelletta della mela a Berlusconi mandandolo su tutte le furie, e ancora sul Professore che se la spassa con una giovane prostituta affermando che è la nipote da Mubarak e la polizia non ha nulla da aggiungere perché lui ha credibilità.

Silvio Berlusconi - 7
Il mattatore della serata. La repubblica televisiva è il suo regno e lui non ha mai smesso di sguazzarci dentro come un pesce pagliaccio nel mar dei Caraibi. Chi lo dava per bollito sbagliava alla grande: andare da Santoro è stato un colpo di genio, che gli ha permesso di resuscitare dalle sue ceneri e tornare agli antichi fasti. Padrone indiscusso della scena, sa come muoversi, quando alzarsi e quando restare seduto, a differenza dei conduttori dilettanti. Gagliardo, narcisista e sfrontato ma sempre con il sorriso appiccicato in faccia mentre Santoro si strugge nella bile.  E’ un delinquente e ormai tutti lo sanno, ed è per questo che le prediche di Travaglio e il fasullo strabuzzare gli occhi di Santoro non funzionano più. Ma in televisione non lo batte nessuno. Abile nello sfruttare gli errori grossolani del conduttore e nel riproporre con rinnovata energia le solite tragicomiche teorie del complotto, sbaglia solo in alcuni sfoghi senili (“Il comunismo è la più grande ideologia criminale della storia dell’umanità”), certi rimbrotti al conduttore- inutili visto che si era già in vantaggio-, e soprattutto con il gesto osceno di pulire la sedia dov’era seduto Travaglio, davvero troppo becero persino per lui. Ma la gente tornerà ad amarlo e a cantare Meno male che Silvio c’è in piazza.

Ha dunque recuperato l’Anello del Potere Televisivo? Può darsi.
Ma il Paese reale? Dov’è in tutto ciò?


mercoledì 9 gennaio 2013

Politici con problemi di prostata


Molti, troppi politici nostrani hanno problemi di prostata.
Come inevitabile conseguenza, le loro affermazioni diventano arraffazzonate, ripetitive e banali perchè la loro testa è altrove, è lì a captare timidi segnali dell’orologio in basso che da qualche decennio non funziona più bene.
Ma si sa, tutti i politici, davanti all’evidenza, negano. Attorniati dal solito stuolo di servi e servette che gli strisciano attorno come tanti viscidi gollum all’estenuante ricerca della raccomandazione che li sistemerà per sempre, continuano a sfoggiare la loro faccia dalla pelle cerulea e cadente come le orecchie di un cocker e l’imperituro sorriso a dentoni ormai rancidi che sembra voler dire: “Io vado a pisciare quando ne ho voglia, la mia prostata non fa scherzi, sono io che la controllo”. Ma in realtà in ogni momento hanno il terrore di vedere espandersi una chiazza maleodorante sul cavallo dei pantaloni. In parlamento c’è anche chi utilizza pannoloni ben incastrati tra la cinta e il pantalone in lino, per poi strizzare l’occhio alle giovani deputate pidielline credendo di emulare un considerevole pacco.
Ma la paura di pisciarsi addosso è la vera causa del disordine politico del Belpaese. Se i parlamentari italiani non fossero schiavi della loro ghiandola ribelle, forse riuscirebbero a trovare un accordo, a far approvare una legge utile che sia una, a riflettere in termini concreti su un progetto di sviluppo del paese piuttosto che ridursi a sterili vu parlà televisivi.   
Non vogliamo più politici con problemi di prostata. Vogliamo politici giovani che non sappiano neanche cosa sia, la prostata, tanto hanno da pensare ad altro. Vogliamo politici che sappiano trattenere pisciate da cavallo anche per uno o due giorni, e poi innaffiare con loro l’intero giardino di casa. Vogliamo politici sani di corpo e di spirito, che siano uomini liberi, che non siano schiavi di niente e di nessuno.
Saremmo anche lieti di finanziare con le nostre tasse le cure prostatiche dei politici malati, seguirne l’evoluzione e i referti medici, pur di star certi che tali individui si ritirino nella casa di cura dove meritano di trascorrere il resto dei loro giorni.
Eppur a questo punto ci sovviene che il nostro ragionamento, che finora ci sembrava impeccabile, ha una pecca. La prostatite non colpisce solo i vecchi. Ne soffrono anche tanti, troppi politici giovani. Glielo leggi nella vacuità dello sguardo, nelle chiacchiere a vuoto, nel terrore di disubbidire ai vegliardi di turno, nella grottesca incapacità di non essere servi.
Voci affidabili ci segnalano che l’onorevole Angelino Alfano, un pischello di appena quarant’anni, non riesce ad evitare di correre spesso in bagno durante le sedute parlamentari.