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lunedì 13 ottobre 2014

Abolite il divorzio in Danimarca

Sul serio, fatelo. Assolutamente proibito, ad esclusione di casi eccezionali come marito serial killer o cannibale. Hai sposato uno/a stronzo/a? Cazzi tuoi, povera/o scema/o. Dovevi pensarci prima, o prendere più tempo. Adesso è tardi e ti tieni lo/a stronzo/a. E' ora di finirla con questo scempio di bambini scarrozzati tra una mamma e un papà che neanche si conoscono, con lei che non si era accorta che l'uomo conosciuto due giorni prima e che l'ha ingravidata spensieratamente era un demente alcolizzato e nullafacente, e con lui che esplode con un For helvede! quando scopre dell'imminente paternità, ma affoga in una serata alla street la sua blanda confusione esistenziale. Basta con i chissenefrega dei bambini, li scarrozzi nel tempo libero e poi li piazzi nei kindergarten dove insegnanti arpie smaniano di inculcalrgli la Janteloven. Basta con i nuovi fidanzati delle madri, con i nuovi far og mor , i figli dei nuovi fidanzati, la pedagogia dell'integrazione e le forzature delle famiglie allargate. Basta con i nonni neanche cinquantenni, menefreghisti e in piena sindrome signorina Silvani, ovviamente divorziati e risposati e ri-divorziati, che partono per la Grecia o la Spagna o i Caraibi e non vogliono nipotini moccolosi tra le palle.
La trentenne media danese è divorziata e dimostra quarantacinque anni, ha due tre quattro bambini a carico (il maggiore ormai alle soglie dell'adolescenza), è sola e delusa dalla vita. Le poche trentenni senza figli, vivono con un enorme cane dentro casa, un labrador o un alano. La trentenne media danese è tozza e sgraziata, malgrado i residui di lineamenti delicati del bel tempo che fu, e si esprime con gorgheggi gutturali (ah no, parla solo la sua lingua...). Sta cercando se stessa, trascorre la giornata postando una caterva di troiate esistenziali su facebook, va in palestra e corre e pedala sotto la pioggia e il vento e la neve. Quando non ci sono i bambini a casa, passa le serate spaparanzata sul sofa Ikea del suo appartamento dal pavimento in legno e il cesso di un metro quadrato, e sgranocchia le Pringles mentre le scende una lacrimuccia davanti ad un film con Julia Roberts. Si crede unica e interessante, ma ha un immaginario (e un senso dell'umorismo) plasmato sul peggio della merda americana odierna, dai serial come How I met your mother e Friends ai programmi di diete 21 day fit e i romanzetti di Cento sfumature di grigio/nero/rosso. Crede di avere personalità, ma copia gli altri e neanche se ne accorge. Ha i soliti orari di lavoro comodi, non fa una mazza ma si dice stressata, fa la spesa al Netto e acquista borse e vestiti al Salling il sabato mattina. Organizza patetiche serate tøsehygge a casa sua,  quelle seratine tutte appletini e caramelle Haribo e jellyshots e Smirnoff con amiche sciantose infagottate in orrendi abiti interi giallo limone o nero morte e calze rosa shocking, che emulano trasgressioni da dodicenni e poi tornano a casa e si sentono sole e piangono.
Per piacere, non divorziate, se questa è l'alternativa. Abolite il divorzio. Così ci pensate un po' prima di sposarvi. Ma se ci capitate, meglio un pessimo consorte che un tale strazio. Fatevi l'amante, se necessario, costruite una sana ipocrisia familiare. Ma pensate ai vostri figli, stategli vicino, non incasinategli la vita. Non pensate ai cavoli vostri, al tempo per voi. Non cercate voi stessi, non c'è un cazzo da trovare.  Davvero, in sincerità, non siete interessanti at all, avete la banalità tatuata nell'anima, fatevene una ragione. Prendetevi cura di vostro figlio, non ritenete che sia compito dello Stato, risparmiategli quel lavaggio del cervello. Evitate che diventi il solito cerebroleso che va in bicicletta durante una tempesta di neve, o che pensa di vivere nel paese più felice del mondo. Siate il suo maestro, ma non mentite, siate voi stessi, nel bene o nel male. Forse vi amerà, forse vi odierà. Forse crescerà bene, forse male. Forse un giorno manderà a puttane il sistema. Ma sarà vivo.