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giovedì 10 maggio 2012

Un paese calcisticamente serio


L’Italia è un paese calcisticamente serio.
Certo, c’è chi si fa autogol per intascare i quarantamila euro di una scommessa, ma sono solo drammatiche eccezioni. Un paese calcisticamente serio sa come valorizzare i suoi talenti. E non c’è dubbio che ciò accada in Italia. Se ci sai fare con il pallone, in Italia prima o poi sarai notato e premiato alla grande. Il talento calcistico è un sicuro lasciapassare per un'esistenza bigger than life.
Questo non succede purtroppo in un paese piccolo e insignificante di nome Danimarca. In quella fredda terra nordica, puoi anche essere Pelè ma verrai trattato come un pinco pallino qualunque. Destinato a rimanere nell’ombra, a giocare in squadre dal nome impronunciabile con compagni brocchi, pagato alla stregua di uno sfigatissimo impiegato comunale.  In Danimarca, nessuno sa che farsene di un calciatore di talento. 
Una bella sfiga, dunque, essere calciatore in Danimarca. Ma c’è chi riesce ad evadere dal destino asfittico delle lande nordiche per finire dritto dritto nel paese dove i sogni di ogni calciatore diventano realtà.
Matt Lund Nielsen giocava nel Nordsjælland. Il Nordsjælland non l'ha mai sentito nominare nessuno, e difatti è una collezione di cessi. Un banda di brocchi che farebbe meglio a dedicarsi  a tutt’altro, ma con un fiore in seno: il giovane, talentuoso attaccante Matt Lund Nielsen, naturalmente completamente ignorato da uno pseudo-allenatore con due parafanghi al posto degli occhiali, che nella sua menomanza mentale lo lasciava quasi sempre in panchina. Ma una fortunata congiunzione astrale ha voluto che Zeman assistesse ad una delle improponibili partite del Nordsjælland; e in men che non si dica il giovane attaccante danese ha vinto il biglietto aereo per il Belpaese e un posto in prima squadra nel Pescara. 
Ancor meglio è andata a Jacob Laursen Barret, un diciassettenne che giocava nell’Aalborg Bk, che di recente è stato acquistato nientepopodimeno che dalla Juventus. Anche per lui, addio squadrette di provincia sfigate, allenamenti sotto la pioggia incessante, addio stipendi da impiegato: la stella del suo talento, destinata a divenire a poco a poco opaca come il cielo plumbeo della Danimarca, ora riflette luminosa il sole dell’Italia. E Jacob avrà la possibilità di giocare affianco a leggende viventi come Del Piero o Pirlo.
Matt e Laursen sono solo due dei numerosi giocatori danesi vergognosamente snobbati dal loro rozzo popolo vichingo, e giustamente valorizzati in un paese calcisticamente  sensibile come il nostro. Arrivati in Italia, Matt e Laursen hanno scoperto che inzuppare il cornetto nel cappuccino a colazione è assai più gustoso che spalmare il burro sui rundstykker, che camminare sulla spiaggia senza essere presi a schiaffi dal vento di ponente è addirittura possibile,  che uscire di casa la domenica e vedere gente per le strade può essere molto piacevole. Ma soprattutto, hanno scoperto la gioia di sentirsi parte di una squadra che sa come spronarli a tirar fuori il meglio. Matt e Laursen presto saranno ricchi e famosi, compreranno megaville con vista sul mare, andranno in giro in Porsche e Ferrari, e un esercito di veline gli si appiccicherà addosso come la brina mattutina dei loro tristi ricordi del Nordjylland. 
E pensare che, se qualche sensibile osservatore italiano non si fosse accorto di loro, sarebbero rimasti dei perfetti sconosciuti in quella terra di nessuno, a vivere in una di quelle minuscole casette a schiera dai tetti spioventi,  ammogliati con delle ex biondine ormai avvizzite e dal petto lasco, a pedalare ogni giorno sotto la pioggia e il vento per raggiungere lo stadio per l'allenamento.
Vi prego, mettiamoci una mano sulla coscienza e facciamo del nostro meglio per limitare il triste fenomeno dei talenti calcistici danesi ignorati dalla loro ingiusta madre patria. Che l'esempio di Jacob e Matt ci sia da monito. 



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