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domenica 4 novembre 2012

Chiacchieroni e chiacchierelli


I chiacchieroni si ostinano a recitare il loro monologo pomposo credendo che si tratti di un dialogo. Parlano quasi sempre di loro stessi, a voce alta, ingigantendo meriti inesistenti o comunque modesti. Sono poco curiosi degli altri, ragionano a pregiudizi e a partito preso. Non si curano delle reazioni che possono suscitare, anzi, fanno facilmente i bastian contrari, perché ciò attira l’attenzione, da’ sugo al monologo, imbellisce il loro ego abbarbicato e fragile.  Cercano di illudersi di essere intelligentissimi, e che tutti abbiano da imparare da loro. Spesso diventano grotteschi, fanno sorridere, sono persino simpatici se presi a piccolissime dosi.
I chiacchierelli sono più subdoli. A differenza dei chiacchieroni, parlano a voce bassa. Se sei al ristorante con loro, rischi di confondere la loro voce con il rumore dei passi dei clienti, con il parlottare nei tavoli affianco.  Le loro chiacchiere sono un rumore di fondo imperituro e costante, che non cessa mai. E sono puro didascalismo; qualsiasi cosa detta da un chiacchierello, potrebbe benissimo non essere detta. Il chiacchierello è un paladino della banalità, è pura espressione della maggioranza silenziosa, è la quintessenza del qualunquismo ricoperto da una patina di riflessività fasulla. Il chiacchierello è affetto da un specie di fame sociale, non si accontenta di parlare con una sola persona se ce ne sono tante attorno, vuole conoscere più gente possibile. E, soprattutto, vuole piacere a tutti i costi: per questo il chiacchierello è solito adulare il prossimo, esaltarlo, magnificarne le doti umane estetiche morali. Alle spalle, poi, può tranquillamente parlarne male, se questo va più a genio di un altro interlocutore. L’autostima del chiacchierello dipende esclusivamente dagli altri: il chiacchierello adora lamentarsi, spesso si dichiara timido, stupido e brutto, sperando di sentirsi dire ma no, non è vero, e magari ricevere anche un complimento.  Il chiacchierello vuole sapere gli affari di tutti, con curiosità fuori luogo e quasi morbosa, per due motivi: per paragonare l’esperienza degli altri all’esperienza propria, sperando ardentemente  che nel confronto non abbia da perderci, e per mantenere sempre inesauribile il repertorio  di pettegolezzi che ne rappresenta la caratteristica ontologica.
Cosa succede se un chiacchierone incontra un chiacchierello? Naturalmente vanno subito d’accordo. Il chiacchierone si esibirà nel suo monologo, il chiacchierello gli scondinzolerà intorno saltellando e scuotendo le braccia ammirato e compiacente. Il chiacchierone si sentirà realizzato, e non saprà mai che in sua assenza il chiacchierello lo sputtanerà senza remore se ciò potrà servire a compiacere un altro interlocutore.
Chiacchieroni e chiacchierelli sono in fondo molto simili. Hanno comportamenti differenti, ma con una radice comune: sono solo modi diversi di reagire ad un Edipo irrisolto. Quello che sussurra loro di essere ancora bambini capricciosi e viziati, che ingalluzzisce il loro ego precario, che gli ricorda quanto sono insicuri, che la notte rende scomodi i cuscini.
Chi più chi meno, siamo tutti un po' chiacchieroni e/o chiacchierelli.
Alcuni lo sono un po' troppo.

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