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venerdì 22 marzo 2013

Sparizioni laterali


Nessun sadismo, badate bene.
Non ci interessa indugiare sul dolore fisico del malcapitato, ma il puro e semplice effetto cartoonistico.
Immaginate una corda lunga un chilometro, sottile ma resistente con un piccolo cappio ad una delle due estremità. Il cappio viene fatto infilare da una mano scaltra intorno alla caviglia di una persona, a sua insaputa, mentre legge il giornale seduto su di una panchina con le gambe accavallate.
Il chilometro di corda è interamente arrotolato in un angolo vicino alla panchina. La seconda estremità viene invece fissata al gancio del paraurti posteriore di una vettura da corsa, una Bugatti Veyron Supersport ad esempio. Il proprietario della vettura, complice, forse la stessa persona che ha agganciato la caviglia della vittima, si mette finalmente al volante, aziona il poderoso motore W16 di 7.993 cc di cilindrata e si catapulta sul rettilineo con una sgommata roboante, tanto che l’uomo alla panchina, ignaro, solleva persino lo sguardo dal giornale, infastidito da tanta maleducazione. La macchina da corsa procede sparata, e naturalmente il chilometro di corda si srotola a vista d’occhio con diversi giri al secondo, quasi emulasse i giri stessi del motore dalle quattro bancate di cilindri multivalvole.  L’uomo alla panchina legge beatamente il suo quotidiano. E pensare che basterebbe dare un’occhiata in basso per accorgersi di quello strano cappio alla caviglia, e se lo scrollerebbe subito di dosso per l’incertezza.  E invece funesto arriva l’istante in cui la corda raccolta a terra fa l’ultimo giro, diviene improvvisamente ultra-tesa e si trascina via l’uomo alla panchina strappandolo con inaudita violenza dalla sua pace interiore. Il poveretto ha ancora il giornale in mano durante i primi cinquanta metri in cui rimbalza urlando sull'asfalto, che ad ogni urto gli ricompone i connotati della faccia come fossero i mattoncini della Lego.
Dunque, immaginate di osservare questa scena stando in piedi di fronte alla panchina, sul lato opposto della strada, per esempio. Potreste riprendere il tutto con lo smartphone, e poi caricare il video su youtube. Ma sareste dei sadici, quindi limitatevi ad osservare. Con gli occhi fissi sulla panchina, senza neanche muovere la testa. Vi assicuro che mai, nella vostra vita, avrete altra possibilità di vedere una persona in quiete sparire lateralmente dal vostro campo visivo con tanta rapidità. Altro che le stronzate dei prestigiatori, altro che vallette dal sorriso di plastica che scompaiono in scatoloni montati sotto il palco.
L’esperimento potrebbe anche essere condotto in un locale chiuso, appartamento o ufficio, con notevole rischio, ahimè, di più consistenti danni fisici sul malcapitato. Ad esempio, la corda potrebbe essere agganciata mentre la persona siede sul divano, e poi fatta passare attraverso la finestra aperta (siamo in estate) del suo appartamento al secondo/terzo/ quarto piano. Nell’istante di tensione della corda, la persona potrebbe cozzare violentemente contro tavolini e suppellettili, nonchè sul davanzale della finestra, prima di volare fuori per una cinquantina di metri con una sorta di traiettoria parabolica, schiantarsi sull’asfalto, e continuare ad essere trascinato a trecento all'ora fino ad esaurimento carburante.
Immaginate invece di farlo a lavoro, ad esempio in un largo ufficio open space. Siete ad un meeting e la vittima è un vostro collega poco simpatico che illustra il budget aziendale dell’anno corrente. Anche qui, la corda la cui estremità è agganciata alla sua caviglia viene fatta passare attraverso la finestra fino al paraurti della Bugatti che aspetta di partire lì fuori in basso. Ma c’è una differenza fondamentale. Essendo un ufficio, per norma di sicurezza la finestra non può essere lasciata completamente aperta, ma solo socchiusa, con lo spazio sufficiente per far passare la corda e basta. Il vostro poco amabile collega commenta dunque con tono saccente i numeri dell’anno in corso proiettati con i colori fasulli dei template aziendali sullo schermo al suo fianco, quando improvvisamente, e con gran fragore, sparisce lateralmente. Mentre vola via sbatacchiato tra scrivanie e linoleum rimane imbrigliato tra i cavi dell’alimentazione e della connessione Ethernet trascinandosi via monitor, docking stations, router e ficus d’arredamento. E in men di una frazione di secondo si schianta contro la finestra socchiusa. Assumendo un vetro antiproiettile, non c’è possibilità che  tale urto provochi più di una semplice scalfittura. Con l’ulteriore assunzione di una corda con carico di rottura pari al peso di una nave da crociera,  le possibilità sull'esito dell’esperimento sono le seguenti:
1) Il paraurti della vettura cede. In tal caso, la Bugatti scorrazzerà via leggera e beata al massimo della  velocità consentita dai suoi turbopropulsori.
2) Il paraurti non cede, e la trazione fa impennare improvvisamente la Bugatti, che per il contraccolpo viene trascinata all’indietro per diversi metri fino a cappottarsi.
In entrambi i casi, il vostro collega resterà piantato sulla finestra come l’uomo di Vitruvio con tutte le ossa rotte. Ma nel caso in cui la seconda opzione sia quella valida, questa persona avrà il merito di essere stato in grado di trascinare con il suo corpo una Bugatti Veyron Supersport per diversi metri. E’ forse la cosa più grande che abbia fatto in vita sua.

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