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sabato 7 luglio 2012

Euro 2012 - Il vero regalo di Prandelli




La Nazionale di calcio è una grande maestra di vita. L'istituzione più venerata e rispettata che abbiamo in Italia. Non esiste alcun politico, nè filosofo o artista o scrittore che abbia la stessa capacità della Nazionale di calcio di incidere nella coscienza dell’italiano medio.  Qualsiasi comizio, aforisma, poesia o dipinto non  sarà mai in grado di segnare l’immaginario degli italiani come una rovesciata di Balotelli, una punizione di Pirlo, un colpo di testa di Cassano. Finiscano in rete o meno. 
Bisognava lasciar decantare qualche giorno questo Campionato Europeo, lasciare che la ferita della finale iniziasse a cicatrizzarsi. E capire che il vero regalo di Prandelli e colleghi non è stato quello di restituire splendore ad una maglia infangata dal disastroso mondiale sudafricano, nè quello di valorizzare talenti del pallone sregolati (Balotelli e Cassano) o attempati (Pirlo), nè quello di confermare clamorosi ricorsi storici (la gagliardissima vittoria con la Germania in semifinale). Il vero dono della squadra di Prandelli agli italiani sta proprio nel quattro a zero della sconfitta finale. Perché per una volta il risultato così netto azzera qualsiasi risibile arrampicata sugli specchi dei tradizionali difensori a oltranza della maglia azzurra. L’Italia non ha perso la finale per errori arbitrali, favoritismi agli avversari, fuorigioco inesistenti, scelte tattiche sbagliate, espulsioni ingiustificate, rigori sfigati; l’Italia ha perso perché ha incontrato un avversario, la Spagna, inequivocabilmente più forte. Punto. 
Il messaggio è arrivato con nitidezza schiacciante, e gli italiani hanno finalmente scoperto una qualità di cui non sono certo prodighi: l’umiltà. Riconoscere che la Nazionale Italiana è una grande squadra, certamente superiore alle previsioni iniziali, ma che c’è di meglio. Festeggiare le vittorie ma anche lasciar da parte una pomposità un po’ cialtrona e avere il coraggio di ammettere la propria inadeguatezza di fronte a chi è innegabilmente migliore. Frasi che in altri contesti farebbero storcere il naso, suonerebbero trite e moraliste e si depositerebbero in superficie per evaporare in fretta. Ma che nel momento in cui si traducono in uno spaventoso risultato negativo della Nazionale in una finale di un Campionato Europeo, hanno la forza di marchiarsi a fuoco nella coscienza di ogni italiano. Questa sconfitta ci ha reso più maturi. Nel calcio come nella vita. Bisogna saper perdere per poter imparare a vincere. Riconoscere i propri limiti è l’unico modo per riuscire a superarli, e diventare finalmente adulti.  
Ma, ancora, le nostre sono solo parole. Lasciamo che siano le incertezze di Chiellini, le parate di Casillas e i fuochi d’artificio di Jordi Alba e Torres a raccontarcelo meglio.



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