Pagine

domenica 19 giugno 2011

Unknown


Un ricercatore americano dall’inapputabile aplomb arriva a Berlino con la moglie per un’importante conferenza, raggiunge un lussuoso hotel, si accorge di aver dimenticato una delle sue valigie in aeroporto, si affretta a chiamare un taxi che lo riporti al suo terminal di arrivo, ma durante il tragitto ha un terribile incidente. Si risveglia in ospedale dopo quattro giorni, dopo un’affrettata degenza si reca nel suo hotel ma lì sua moglie non lo riconosce. E afferma di essere sposata con l’uomo che ora le è al fianco, e ha il suo stesso nome. Lo scienziato non ha alcun documento con sè, e nessuno sembra riconoscerlo. E’ solo l’inizio di una terribile odissea in cui sarà costretto a fare i conti con se stesso,  con ciò che crede di essere e ciò che invece è davvero. Un gigantesco complotto contro di lui? O forse è semplicemente pazzo? 
C’è un po’ dell’Hitchcock di Lady Vanishes, ma anche del Polanski di Frantic nell’avventura di questo disorientato scienziato d’oltreoceano in una capitale tedesca fredda e inaccogliente dove ben presto si renderà conto di rischiare seriamente di essere ucciso per motivi a lui ancora (o improvvisamente?) ignoti, e che coinvolge nei suoi guai un’ignara tassista bosniaca. C’è il tema sempre affascinante della perdita dell’identità, che è quella che ci diamo noi ma anche quella ci dànno gli altri e allora non si sa più chi ha ragione se le due versioni non coincidono. C’è il gusto della sorpresa, che in questo caso ribalta con intelligenza il cliché dell’uomo ordinario coinvolto in circostanze straordinarie. C’è la faccia da cane bastonato di Liam Neeson, perfetto nel ruolo di questo sfortunato scienziato dalla vita assai meno prevedibile di quel che crediamo all’inizio. C’è un grande Bruno Ganz nel ruolo di un ex ufficiale della STASI, che ci ricorda come Berlino sia la città simbolo di certo immaginario del cinema di spionaggio.  
Ma ci sono anche tante scazzottate e sgozzamenti,  inseguimenti rocamboleschi con auto che si scontrano schiantano capovolgono esplodono insomma quanto di più distruttivo potrebbe venire dall’immaginario di uno stuntman navigato, c’è la solita bomba che deve esplodere con tanto di countdown digitale, c’è la Porta di Brandeburgo che appare tre o quattro volte (a ricordare: guarda che siamo a Berlino, eh?), i soliti scialbi personaggi collaterali per i quali pensi “questo muore subito” e non sbagli. 
E’ un peccato, perché tutta questa paccottiglia facilotta appesantisce il film. E lo rende un po’ banale, quando invece aveva tutte le carte per non esserlo. Pazienza. 

Nessun commento:

Posta un commento