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martedì 3 novembre 2015

Ritorno al futuro, oggi


Impossibile, almeno per chi è nato negli anni '80, non adorare la saga di Ritorno al futuro. Il fascino innato dei paradossi temporali, l'alchimia della strana coppia Marty Mc Fly e "Doc" Emmeth Brown, la mitica DeLorean, la colonna sonora di Alan Silvestri, le continue sorprese, i tormentoni cult, e soprattutto quell'atmosfera inimitabile, allo stesso tempo smaliziata e naif, tipica del cinema di Zemeckis. 
Qualche giorno fa -il 21 ottobre per l'esattezza- si è celebrato in tutto il mondo il Back to the future day; è finalmente arrivato  il giorno in cui Marty e Doc arrivano nel futuro nel secondo episodio della saga. E si è discusso molto nei media e nei social network sulle somiglianze tra il futuro ipotizzato da Zemeckis trent'anni fa, e quello reale. Alcune ipotesi azzeccate (il cinema 3D), altre quasi  (le scarpe con chiusura automatica, l'hoverboard, skate volante), altre ancora assolutamente fuori target (le auto volanti, che forse non ci saranno neanche nel 2045).
Ci sembra interessante, piuttosto, soffermarci su come sia cambiato il cinema mainstream americano dal 1985 a oggi. Quello di Ritorno al futuro era un cinema dove la storia e l'intreccio stupivano assai più degli effetti visivi. Era un cinema dal ritmo perfetto, fatto di sceneggiature che rasentano la perfezione assoluta, senza una scena inutile. Era un cinema capace di creare personaggi indimenticabili: Micheal J. Fox è rimasto nel cuore di tanti ex bambini e adolescenti perchè era in grado di rappresentare con ironia le debolezze e la spavalderia di ogni sedicenne, mentre Christopher Lloyd  è l'eccentrico pazzoide che tutti avremmo voluto come amico.
Cosa sarebbe stata, la saga di Ritorno al futuro, se non fosse esistita trent'anni fa ma fosse girata oggi? Pensiamoci un po'.
Ogni episodio durerebbe almeno tre ore. Sarebbe appesantito da una caterva di spiegazioni pseudo-scientifiche sul fenomeno del viaggio nel tempo (anche se comunque a stringere non sarebbero state meno cazzata della macchina alimentata a plutonio e flusso canalizzatore...). Marty Mc Fly sarebbe un insopportabile teen star à la Zac Efron con acconciatura perfetta e zero-ironia, Doc un professore saccente e  borioso. Tutto sarebbe inutilmente enorme e stracarico di azione ed effetti visivi, ci sarebbero gigantesche esplosioni, inseguimenti forsennati e interminabili nello spazio-tempo, una serie spossante di finali a catena. Tutto secondo la logica dell'accumulo piuttosto che della schiettezza del racconto. Sicuramente in 3D, a saziare il pubblico playstationizzato che forse ha dimenticato cosa sia un film vero.
Eppure, il fulmine sul campanile di Hill Valley e la striscia di fuoco lasciata sull'asfalto dalla DeLorean sorprendono e restano nella memoria assai più di qualsiasi scontro catastrofico tra supereroi di un odierno blockbuster.
Ed è per questo che a distanza di trent'anni celebriamo ancora Ritorno al futuro. Mentre Avatar, Twilight, Iron Man e compagnia bella ce li siamo già dimenticati.


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