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mercoledì 18 gennaio 2012

Dopo i titoli di coda: Berlusconi e Carletto

Luci in sala. Il film della Seconda Repubblica è finalmente finito, e scorrono i titoli di coda su musica di Mariano Apicella. Un film strano, un po’ tragicommedia alla Dino Risi e un po’ cinema demenziale alla John Landis. Un film pieno di risate grasse e amare, di quelle che ti fan gongolare sulla poltrona ma alla lunga lasciano un vuoto che fa male. Un film un po’ troppo lungo, però, alla fine eravamo tutti lì a sbirciare l’orologio, quella sequela infinita di figuracce internazionali, processi, orge, arresti, liti, insulti, urla e barzellette, nell’ultima parte è decisamente ripetitiva. Un film che si chiude con un finale aperto; come le acque del Mar Rosso con Mosè, i cantastorie, girovaghi, acrobati e ballerine del circo del parlamento lentamente si fanno da parte per lasciar passare un uomo nuovo, un signore canuto dall'aria sobria e l’andatura decisa. L’uomo del dopo festa, quello chiamato a far conto dei danni e a ripulire il Paese. 
Stiamo dunque per lasciare la sala quando qualcosa torna ad animarsi sullo schermo. E’ la classica scena del dopo titoli di coda, quella che non può mancare in ogni film demenziale che si rispetti. Quella che vuol suggerire: “Pensavate fosse finito, ma eccovi l’ultima perla!”. In tal caso la “perla” è uno dei leit-motiv del film: una barzelletta. Raccontata dal protagonista, che, come fosse necessario, sente ancora una volta la necessità di sfoggiare il suo incontestabile talento di imbonitore da fiera, un talento che gli ha permesso di tenere in pugno un Paese come il nostro per diciassette anni. Nel video in basso potete gustarvi la perla del dopo-titoli di coda; per l’occasione il protagonista si lancia in una performance più intensa di quelle viste durante il film, anche molto fisica oltre che puramente recitativa. Sebbene il gigionismo eccessivo renda difficile la comprensione della barzelletta, lo stuolo di cortigiani ugualmente si sbellica dalle risate, con la consapevolezza che l’attitudine a compiacere il potente è l’unico talento che nel nostro Paese viene facilmente premiato. 
Ok, grazie per quest’ultima scena. E’ ormai ora di spegnere il proiettore.


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